CARTA DI GORIZIA, UN IMPEGNO PER LE MINORANZE LINGUISTICHE
Promuovere la piena valorizzazione, all’interno del palinsesto del servizio pubblico radiotelevisivo, delle 12 minoranze linguistiche tutelate in Italia con la legge 482/1999, anche attivando un’informazione giornalistica quotidiana per le popolazioni che oggi dispongono della realizzazione o diffusione di programmi culturali. È uno degli obiettivi che si propone la “Carta di Gorizia dei diritti delle comunità linguistiche nel servizio pubblico radiotelevisivo” (leggila qui) sottoscritta sabato 15 novembre dai rappresentanti delle comunità linguistiche intervenuti al convegno “Passato, presente e futuro a 25 anni dalla legge n.482 del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche – Mass media, servizio pubblico radiotelevisivo, proposte editoriali e tecniche”.
All’evento, organizzato dall’associazione dei giovani sloveni in Italia DM+ in collaborazione con Ordine dei giornalisti, Assostampa FVG, Usigrai e sindacati di categoria della CGIL, CISL e UIL, hanno preso parte rappresentanti delle comunità linguistiche albanese, croata, francese, friulana, tedesca, greca, ladina, sarda, slovena e del Comitato Nazionale Federativo delle Minoranze Linguistiche in Italia. Garantire a queste lingue il diritto a una programmazione culturale e informativa completa, quotidiana e tecnologicamente avanzata – afferma la Carta di Gorizia – significa tutelare non soltanto la ricchezza del patrimonio linguistico, delle identità e delle tradizioni, ma anche, e soprattutto, rafforzare gli strumenti di partecipazione democratica a disposizione dei cittadini.
Al convegno hanno partecipato anche il presidente del Cnog, Carlo Bartoli, i rappresentanti delle minoranze linguistiche al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Markus Perwanger e Cristina Deffeyes, e il consigliere Cristiano Degano.
Nel suo intervento conclusivo della prima giornata, il presidente Bartoli ha in particolare sottolineato che “in un’Europa che rivive gli orrori della guerra e il veleno dell’odio per “l’altro”, le diversità linguistiche e culturali possono e devono diventare un fattore di ricchezza e di sviluppo in una società aperta e consapevole”.